Stabilire dei limiti non equivale ad alzare la voce, arrabbiarsi o mancare di rispetto all’altro non tenendo conto dei suoi bisogni. Mettere dei limiti significa proprio il contrario: strutturare, regolare il comportamento e insegnare, in poche parole vuol dire educare.
Educare implica il dire “no” a richieste inappropriate, trasmettendo ai nostri figli il principio che a volte bisogna saper aspettare per ottenere ciò che si desidera. Educare significa anche insegnare che alcuni comportamenti hanno delle conseguenze pertanto andrebbero corretti.
Sono molteplici le domande e i dubbi che ci travolgono quando si tratta di educare i nostri figli, così come le emozioni, soprattutto quando bisogna stabilire dei limiti. Molti genitori sentono di essere rispettivamente “cattivi padri” o “cattive madri” quando devono prendere decisioni che riguardano le regole da fissare.
Facciamo un esempio: vi trovate in pizzeria con vostro figlio, improvvisamente quella che doveva essere una piacevole uscita di famiglia si trasforma in breve tempo in una situazione frustrante e imbarazzante. Vostro figlio pretende di avere lo smartphone per giocare, ma voi non soddisfate questa sua richiesta perché pensate non sia il momento per isolarsi. Il bambino a questo punto inizia a piangere, gridare, si butta per terra e scalcia. Voi iniziate a vergognarvi perché a quel punto tutti gli altri clienti vi guardano disturbati dalla situazione, vi arrabbiate sempre di più e per porre fine al caos date il telefono al bambino. A questo punto tutto si tranquillizza: vostro figlio smette di fare i capricci e soddisfatto si mette a giocare, voi non dovete più preoccuparvi degli sguardi infastiditi e giudicanti delle altre persone e potete continuare la cena.
In una situazione di questo tipo, ovvero quando i genitori cedono, da una parte si sentono sollevati perché il bambino smette di piangere e non si devono più vergognare, dall’altra però trasmettono al bambino l’idea che grazie ai capricci può ottenere tutto ciò che desidera. Per i genitori è più semplice cedere alle richieste dei figli, ma a lungo andare il prezzo di questa abitudine sarà sempre più alto perché i comportamenti inappropriati si riprodurranno a velocità esponenziale con conseguenze sempre più sgradevoli.
Il bambino imparerà a manipolare gli adulti di riferimento attraverso questi comportamenti utilizzandoli regolarmente, mentre i genitori non riusciranno più a controllare il comportamento del proprio figlio se non accontentando ogni sua richiesta.
La mancanza di limiti ha delle conseguenze sullo sviluppo della personalità: gli individui che non hanno strutturato dei limiti hanno una bassa tolleranza alla frustrazione, fanno fatica a riconoscere e gestire le proprie emozioni e non accettano di buon grado le regole e gli obblighi. In genere manipolano e fanno sentire in colpa gli altri al fine di ottenere ciò che vogliono.
I troppi privilegi, la scarsa pazienza, la mancanza di costanza e impegno, la scarsa capacità di collaborazione, le aggressioni e anche la distruzione di oggetti, sono tutte conseguenze di un processo educativo carente di limiti. Il bambino diventa il despota in casa: è lui a ordinare, comandare e decidere.
Sono molte le famiglie in cui è il bambino ad avere l’ultima parola e gli adulti si adattano alle sue routine, ai suoi programmi, soddisfacendo ogni richiesta e capriccio.
Il compito principale dei genitori è proprio quello di educare i figli affinchè possano essere autonomi e auto-regolarsi, ma per far sì che questo avvenga è necessario che inizialmente vengano regolati dall’esterno attraverso la trasmissione di limiti e regole.
Il mestiere del genitore è sicuramente il più difficile e faticoso senza ferie o pause, a volte si può avere bisogno di un piccolo aiuto da parte di un professionista per evitare che la situazione diventi incontrollabile.