Il gioco per conoscere i bambini
Il gioco ha un ruolo importantissimo nello sviluppo psicologico, fisico e sociale dei bambini in quanto stimola la fantasia, la creatività, la socializzazione, lo sviluppo motorio, la consapevolezza e la conoscenza di sé. Ma il gioco favorisce anche l’elaborazione, la comprensione e il contenimento delle proprie emozioni, l’alleviamento delle tensioni e il dominio degli eventi traumatici e dolorosi. In altre parole il gioco promuove una delineazione dei confini tra il proprio mondo interno e il mondo esterno.
Osservare i bambini che giocano consente una profonda conoscenza del loro mondo interno e permette di rilevare eventuali problematiche e difficoltà.
I bambini che non sanno giocare da soli sono bambini con forti dinamiche di simbiosi, che amano giocare con un solo compagno e non sopportano terze persone. I bambini che giocano sempre da soli, isolati, che non manifestano interessi o curiosità sociali possono manifestare vere e proprie patologie.
I bambini che non giocano sono bambini con uno sviluppo prematuro dell’Io, con un forte autocontrollo, iperadattati all’ambiente. Questi bambini rifiutano il gioco o al massimo preferiscono solo giochi con regole rigide e stabilite. Frequentemente si riscontra un iperinvestimento intellettivo, con un significativo impegno scolastico. Sono dei “piccoli vecchi”, maturi cognitivamente ma carenti di contatto con le proprie emozioni.
I bambini che giocano in modo irrequieto, passano velocemente da un gioco all’altro, fanno tutto in maniera irruenta senza sostare e senza provare alcun piacere per quello che stanno facendo. Dietro tali comportamenti si nasconde una forte ansia che il bambino cerca di dominare. Questa modalità ludica è tipica dei bambini con disturbi psicosomatici e che soffrono di insonnia.
I bambini che giocano in modo aggressivo sono bambini che distruggono i giochi, che simulano solo guerre, lotte, incidenti e morti. Sono giochi che servono a controllare la propria angoscia, a elaborare una violenza subita, a scaricare la propria rabbia.
Un discorso a parte meritano i bambini che giocano con un compagno immaginario. L’amico immaginario, che riguarda almeno il 30% dei bambini, riceve un proprio nome dal suo inventore, molto spesso si tratta di un nome fantasioso, talvolta è il nome che sarebbe piaciuto avere allo stesso bambino, o il nome di un caro amico. Peculiarità specifiche dell’amico immaginario sono la bontà, la segretezza e la fedeltà. E’ un amico con il quale si va molto d’accordo, gli si può raccontare tutto, sicuri che non farà la spia. Il compagno immaginario ha un ruolo di fondamentale importanza nella costruzione di un sé pubblico e privato e nel rapporto interattivo con gli altri. Si può considerare una figura ideale di appoggio che sembra avere la funzione di consolidare il Sé e la propria immagine. L’amico immaginario apporta certamente un valido e positivo contributo nel corso della socializzazione, aiuta inoltre il bambino ad affermare la propria personalità, ad assumere punti di vista diversi, a superare momenti difficili che vive in famiglia o a scuola. In linea di massima il ricorso all’amico immaginario non deve preoccupare il genitore o l’educatore. Sicuramente se il compagno immaginario è l’unico modo che il bambino utilizza per esprimere le proprie attività ludiche, si è di fronte ad un comportamento problematico.
Osservare il proprio figlio che gioca o entrare in relazione con il bambino attraverso il gioco permette al genitore di entrare nel suo mondo e conoscere le sue fantasie e desideri. Permette inoltre di individuare eventuali problematiche interne o relazionali che necessitano un intervento o supporto di uno psicologo.