Perché soffrire in silenzio?
Siamo animali sociali ma preferiamo soffrire da soli. Si preferisce condividere con gli altri le risate, i momenti sereni; la routine quotidiana ci permette di andare avanti mantenendo il controllo proteggendoci dall’ intimità nella quale si nasconde la sofferenza emotiva. Ma può arrivare un momento in cui arriviamo a rifiutare il contatto con gli altri perché ci provoca disagio, un momento nel quale tutto inizia a perdere significato.
Soffrire in silenzio senza fare nulla vietandosi la possibilità di chiedere aiuto non fa altro che intensificare il dolore e farlo durare più a lungo. L’ombra del dolore inizia ad avvolgere ogni cosa e la luce della via di uscita si offusca divenendo impossibile da raggiungere. Costruire un guscio privato che avvolge e nasconde dove soffrire in silenzio, la solitudine permette di non far emergere nulla all’esterno, ci protegge dal giudizio e dalla critica.
Rifiutarsi di chiedere aiuto condividendo ciò che accade dentro di noi con una persona di fiducia o un professionista non fa che accrescere l’idea che la sofferenza debba essere avvolta dal silenzio e affrontata in solitudine per non mostrarci al mondo deboli e vulnerabili.
La depressione post-partum o durante la fase di gestazione è ancora oggi considerata un tabù in quanto spesso le donne vengono giudicate e condannate per questo. Quello che ci si aspetta da una neo-mamma è che sia felice e pronta ad affrontare questo importante cambiamento: questo stereotipo spinge molte donne a viversi questa esperienza in silenzio e in solitudine per evitare le critiche della società.
Gli adolescenti vittime di bullismo spesso scelgono di rifugiarsi all’ interno delle loro camere dove si sentono protetti e sicuri senza chiedere aiuto per ciò che stanno vivendo.
Le ferite emotive non guariscono da sole, al contrario sono materiale su cui lavorare per poter individuale le radici che sono alla base del dolore. E’ fondamentale pertanto rivolgersi ad uno psicoterapeuta che ci aiuti ad affrontare il dolore che ci causa ansia e depressione.
Il processo terapeutico è sicuramente un percorso lento e laborioso ma permette di poter uscire dal guscio di silenzio e solitudine che ci protegge ma nello stesso tempo ci isola, per poterci riappropriare della spontaneità e l’autenticità che ci rendono unici.
“Il dolore psichico è uno strano sentimento, ti abbandona solo se ti sei abbandonato a lui. Se rifiuti di viverlo non ti lascia più” (F. Fornari).